tà (+0,4percento, dati Ismea). All’interno di questo trend i prodotti surgelati hanno mostrato segnali positivi: sono cresciuti in volume del +1,3percento rispetto al 2018 per un consumo pro capite di 14,1 kg annui, un valore mai registrato prima. A fronte di una crescita dei volumi, anche il valore di mercato del settore ha segnato un incremento, passando dai 4,3/4,6 miliardi di euro del 2018 ai 4,4/4,7 miliardi di euro del 2019. Tra le performance più importanti dello scorso anno, il canale Retail ha raggiunto le 531.400 tonnellate (+1,5percento sul 2018), il Fuori casa ha comunque segnato un +1,1percento, attestandosi a 318.500 tonnellate e risultati lusinghieri son stati registrati anche dal Door to Door.
Sono alcuni dei risultati emersi dal “Rapporto annuale sui Consumi dei prodotti surgelati” di IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati (ora completamente integrato con Unione Italiana Food, la più grande Associazione di rappresentanza diretta di categorie merceologiche del settore alimentare in Italia e in Europa), che analizza l’andamento del settore in Italia nel 2019, fornendo anche importanti dati sui primi quattro mesi del 2020.
In particolare, nel canale Retail si sono registrate ottime performance per i vegetali, che rappresentano quasi la metà dell’intero comparto surgelati: nel 2019, ne sono state consumate 228.000 tonnellate, con una crescita di 0,5percento rispetto al 2018. In questa categoria sono tornati a crescere sia i vegetali semplici (piselli, spinaci, fagiolini, patate), sia zuppe, minestroni e ricettati.
Anche l’ittico torna ad aumentare, con 94.150 ton consumate lo scorso anno e una crescita del +1,2percento rispetto al 2018. Il consumatore apprezza soprattutto la provenienza delle materie prime da pratiche certificate di pesca sostenibile, la loro surgelazione veloce e le informazioni contenute in etichetta.
Buoni risultati anche per pizze e snack, con un consumo di circa 78.500 ton (+2,4percento). La più richiesta rimane sempre la margherita, cui seguono vegetariana, capricciosa, ai funghi, al prosciutto. In leggero aumento anche il consumo di patate surgelate, con 72.300 ton e una piccola variazione dello +0,7percento sul 2018.
I piatti ricettati si confermano un prodotto molto gradito dal consumatore, con 32.900 ton consumate, +2,9percento rispetto al 2018: primi, secondi e contorni crescono di volume, segnando un risveglio di questo segmento. Infine, riprendono a crescere i consumi di carne, sia bianca (8.850 ton, con +3,3percento rispetto al 2018) che rossa (4.500 ton, con +2,4percento rispetto al 2018).

Luci e ombre dell’inizio 2020

Il 2020 era iniziato confermando il trend positivo del settore dei surgelati, ma l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19 ha cambiato la spesa alimentare degli italiani e anche il settore dei surgelati ne è stato interessato. Da una parte, nel primo quadrimestre 2020, le vendite complessive di surgelati nel canale Retail hanno segnato un +13,5percento, con performance particolarmente positive nel segmento dell’ittico (+16,5percento), degli snack salati (+21,5percento), delle pizze (+12,5percento) e delle patate (+12percento). E anche il segmento del Porta a Porta ha segnato nel 2020 un aumento significativo (fino a un +40percento a marzo, rispetto al 2019).
A questi numeri positivi ha fatto da contraltare il trend negativo del Fuori casa: nel primo quadrimestre, l’intero comparto della Ristorazione commerciale e collettiva, a seguito della chiusura di bar, ristoranti, mense, scuole, si è quasi dimezzato. Ciò ha impattato sul settore (che ha nel Fuori casa più del 37percento del totale di consumi dei surgelati nel nostro Paese), asciando presagire per l’intero anno una perdita di almeno un quarto del fatturato dei surgelati per il questo canale, pari a circa 600 milioni di euro.
“L’esperienza di questi mesi ci consente di affermare che le nostre aziende di surgelati hanno dimostrato ancora una volta di essere vicine agli italiani – afferma Vittorio Gagliardi, Presidente di IIAS. Chiamato a uno straordinario impegno produttivo, da compiere in situazioni di massima sicurezza per i propri dipendenti e collaboratori, il nostro settore, così come gli altri dell’agroalimentare nazionale, ha assolto pienamente la propria responsabilità sociale, garantendo la costante presenza nella distribuzione di prodotti con i consueti ed elevatissimi livelli di qualità e igienicità. Il nostro è un patrimonio produttivo, tecnologico, economico, sociale su cui fare affidamento per la “ripartenza” del Paese. Il sotto zero potrebbe avere un ruolo chiave nella riapertura degli esercizi pubblici: il canale Horeca dovrà inevitabilmente adattarsi alla faticosa ripresa della domanda e a nuove modalità di somministrazione dei pasti e, in questo senso, i surgelati potrebbero aiutare in termini di sicurezza alimentare, gestione degli stock, riduzione degli sprechi e ottimizzazione del food cost”.

Buone prospettive dall’export

Il comparto dei surgelati è anche uno dei fiori all’occhiello dell’export agroalimentare italiano, che nel 2019 ha toccato 35,4 miliardi di euro, con un +5,2percento sul 2018. Il maggiore mercato di riferimento rimane l’Unione Europea, con la Germania in testa, seguito da Nord America e Asia. Gli USA rappresentano quindi il secondo sbocco assoluto del nostro food and beverage, soprattutto con i prodotti tipici trasformati come pizze e ricettati.
Quando si fa riferimento all’export, un discorso a parte merita la pizza surgelata. Nel 2019 l’export italiano di questo prodotto ha oltrepassato le 150.000 ton, registrando un incremento di oltre il 10percento, stimabile in 500 milioni di euro. Proprio per promuovere ancora di più sui mercati questo prodotto, a marzo 2020 Unione Italiana Food ha concretizzato un importante accordo con il coinvolgimento del Ministero della Salute, dell’Economia e dell’Ambasciata Italiana a Washington. L’operazione ha aperto la strada all’esportazione negli Usa di prodotti surgelati con carne suina, in qualità di ingrediente, da alcuni stabilimenti situati nel nord Italia. Le ricadute economiche dell’accordo saranno significative per il settore: infatti, gli americani adorano la pizza surgelata e il mercato statunitense è costituito in larga parte da prodotti che contengono ingredienti carnei, come il salame piccante che caratterizza la popolarissima Pepperoni Pizza.

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