Con la fine dell’estate, arriva puntuale la nuova edizione del Rapporto Coop, che fotografa i consumi e gli stili di vita degli italiani. L’edizione del 2020 non poteva che dedicare ampio spazio al Covid e ai suoi effetti sulle nostre vite.
Gli abitanti della penisola sono preoccupati dagli effetti dell’emergenza sanitaria: sono tra i più pessimisti d’Europa, anche se “solo” il 5 delle famiglie fino ad ora afferenti alla classe media prevede di scivolare nelle classi più basse nei prossimi anni.
Il Covid ha avuto inoltre l’effetto di una macchina del tempo sugli stili di vita degli italiani: da un lato l’arretramento del Pil procapite ritornato ai livelli di metà anni ’90, la spesa in viaggi trascinata indietro di 45 anni e i consumi fuori casa arretrati di 3 decenni, dall’altro l’Italia dello smart working (+770 percento rispetto a un anno fa), dell’egrocery (+132 percento), della digitalizzazione a tappe forzate non solo nella sfera privata ma finalmente anche nelle attività professionali, che genera una crescita stimata di questo segmento di mercato pari a circa 3 miliardi tra 2020 e 2021.
Il rapporto descrive le nostre vite come racchiuse in una bolla, tra spostamenti di corto raggio e casa che rassicura. Tra le mura ci si nutre (il 41 percento prevede di ridurre la spesa per i ristoranti prevista nel prossimo anno), ci si diverte (44 percento la quota di chi nel 2021 ridurrà la spesa per intrattenimenti vari fuori casa), si incontrano amici e familiari (o a casa propria o a casa loro).
Il cibo manterrà un ruolo centrale in questo scenario. Alla spesa alimentare gli italiani non rinunciano e solo il 31 percento dichiara di voler acquistare prodotti di largo consumo confezionato più economici, a fronte di un 37 percento della media europea. Numeri decisamente inferiori al 57 percento del 2013 (anno in cui eravamo in piena crisi economica con un Pil a -1,8 percento). E anche a emergenza sanitaria finita, solo il 18 percento dice di voler acquistare prodotti più economici.
Tra le tendenze di quest’anno, la più evidente è il ritorno ai fornelli. Complice il lockdown gli italiani hanno rimesso le mani in pasta e anche nel post Covid il cook@home è una costante, che spiega la forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28.5 percento in GDO su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2 percento). Il 30 percento degli italiani dedicherà più tempo alla preparazione del cibo e il 33 percento sperimenterà di più. 1 su 3 lo farà per “mangiare cose salutari”, ma c’è anche un 16 percento che lo ritiene un modo per mettersi al riparo da possibili occasioni di contagio. La preparazione domestica dei cibi è probabilmente anche la nuova strategia per non rinunciare alla qualità e contemporaneamente alleggerire il proprio budget familiare.
Nella bolla si accorcia anche la filiera del cibo e per un italiano su 2 l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza di quanta ne avessero in periodo pre Covid, in cui già godevano di ampia popolarità.
E sempre per questioni di sicurezza, nell’estate appena trascorsa abbiamo assistito a una vera e propria rivincita del food confezionato che cresce ad un ritmo più che doppio rispetto all’intero comparto alimentare se paragonato a un anno fa: +2,3 percento contro +0,5 percento (giugno-metà agosto 2020). Mentre guardando i carrelli sempre nell’estate riacquista forza il gourmet (+16.9 percento), l’etnico (+15,4 percento) e il vegan (+6,9 percento).
E i surgelati? Questa categoria può guardare con ottimismo al futuro: tra le famiglie italiane, quelle che prevedono nel 2021 un incremento della spesa per questi prodotti sono l’8 percento in più rispetto a quelle che prevedono una riduzione. Gli addetti ai lavori sono molto più ottimisti: la differenza tra chi prevede un incremento della spesa e chi un calo è del 25 percento.
Dopo il boom del lockdown non accenna a diminuire nemmeno la corsa all’efood. A fianco dell’ecommerce puro, però, gli italiani sembrano voler scegliere soluzioni miste; il click&collect, ad esempio, passa dal 7.2 percento delle vendite on line del 2019 al 15,6 percento nella fase successiva alla pandemia. E c’è anche chi (è il 42 percento) ritiene comunque importante il consiglio del negoziante/addetto al banco, a riprova che la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità. A costituire un deterrente è il caro prezzo dell’online: +25 percento rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020).
E tra le costanti che il Covid non ha spazzato via, riemerge con forza l’attenzione prestata dagli italiani ai temi della sostenibilità. Se è vero che per il 35 percento dei manager intervistati nella survey “Italia 2021, il Next Normal degli italiani” lo sviluppo della green economy è una delle tendenze che caratterizzeranno in positivo il post Covid, questa sorta di nazionale coscienza verde si traduce in acquisti correlati.

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