L’Unione Nazionale Alimenti Surgelati (UNAS) ha organizzato, in collaborazione con l’Istituto per il Commercio Estero (ICE), un incontro online per fare il punto sulla situazione di due mercati di particolare interesse per i produttori di gelati e surgelati italiani: il Regno Unito e la Francia.

Il mercato britannico
“Il Regno Unito – spiegato Ferdinando Pastore, direttore di ICE Londra – vive un doppio problema, al fattore comune della pandemia si aggiunge l’applicazione di Brexit. A questo proposito segnalo che ICE ha istituito un desk Brexit per supportare le piccole e medie aziende in questa fase di passaggio”.
Venendo all’effetto Covid, se il Paese a fine anno mostrava performance positive, con un interscambio in forte crescita, ora la situazione è invertita. “Il saldo per le esportazioni italiane è ancora positivo – precisa Pastore – ma il mercato si è molto ristretto. Sono riaperti i negozi e i ristoranti e si sta tornando a una situazione di normalità. Il Regno Unito dipende molto dalle importazioni, soprattutto per i prodotti alimentari e l’Italia gioca un ruolo importante. Noi ci stiamo preparando per la partecipazione in presenza a International Food Event a marzo, abbiamo programmi per la settimana della cucina italiana, il Pasta Day e siamo in contatto con gli operatori dell’e-commerce e la grande distribuzione. Per Brexit, faremo la nostra parte portando avanti gli aspetti positivi del Made in Italy”.
Ma vediamo nel dettaglio come vanno i consumi. “Nel 2019 – afferma Antonietta Kelly, trade analyst settore agroalimentare di ICE Londra – l’importazione di cibi e bevande è stata pari a 43,6 miliardi di sterline (+2,12 percento valore). L’Italia è il sesto fornitore del Regno Unito con un valore di 3 mld di sterline. L’import cresce, sia in volume che in valore. Sul fronte della distribuzione, le prime quattro catene dei supermercati coprono il 67,5 percento del mercato, ma crescono i discount, anche grazie ai prezzi più competitivi”.
Venendo ai surgelati, nel periodo gennaio 2019-2020 c’è stato un calo del 4,0 percento a valore e del 1,1 percento a volume, ma se si estrapolano gelati e dessert surgelati, allora si osserva un aumento dello 0,5 percento in valore e un lieve calo dello 0,5 percento in volume, perché queste categorie di prodotto nel 2018 hanno conosciuto un forte aumento, dovuto alla calda estate. Le categorie che sono cresciute di più sono state le patate, le proteine vegetali, gli snack e i prodotti ittici. Per il consumatore britannico l’acquisto di surgelati avviene prevalentemente d’impulso e c’è una forte propensione a provare prodotti innovativi.
Tra i comparti più importanti figurano piatti pronti, prodotti ittici e gelato. “I piatti pronti frozen – spiega Kelly – rappresentano il 19,5 percento sul totale dei piatti pronti, con un valore di 3,9 mld di sterline. Per le importazioni è prevista una crescita del 1,7 percento annuo, con una domanda interna in calo, sia per il peggioramento del valore della sterlina, che per il desiderio di consumare prodotti locali. I prodotti ittici surgelati pesano per il 29,9 percento sul totale del settore ittico. La domanda interna è debole, per la debolezza della sterlina, rendendo questi prodotti meno abbordabili. Il valore di questo settore è di 3,1 mld di sterline e le importazioni soddisfano oltre la metà della domanda interna. Il Regno Unito è un importatore netto di prodotti ittici”.
Un altro comparto interessante è quello dei gelati, con un valore di 473 mln di sterline, con una crescita nel quinquennio 2016-2021 del 3,6 percento annuo, che si prevede si mantenga (+3,9 percento) anche nel quinquennio 2021-2026. Le vaschette da asporto sono la tipologia più venduta (35,7 percento mercato), seguita da multipack, gelati in confezioni individuali (consumi di impulso, molto legati a condizioni meteo), gelati in cono e coppetta. “Questa categoria – sottolinea Kelly – è venduta soprattutto in gelaterie, bar e ristoranti, per cui si prevede una diminuzione dovuta alle chiusure per Covid. In generale i gelati sono venduti principalmente in supermercati e minimarket. Il Food Service è importante perché li propone come dessert e richiede gusti insoliti o prodotti di alta qualità. Per l’importazione di gelati si attende un aumento fino a 312 mln di sterline”.

Il mercato francese
“Gli ultimi mesi – esordisce Giovanni Sacchi, direttore di ICE Parigi – hanno visto la situazione economica in Francia cambiare completamente. Il Paese usciva da una fase molto buona di crescita, con un pil superiore alla media europea e un livello di disoccupazione in forte calo. Ora è tra le economie che più soffrono. Sono però stati attivati piani di rilancio governativi e il Governo francese è quello che sta investendo di più rispetto al pil, con l’obiettivo di ritornare entro il 2022 allo stesso livello di pil del 2019. Gli unici settori che hanno tenuto bene sul fronte delle importazioni, anche nel primo semestre del 2020 sono stati quello della salute e l’agroalimentare. Le importazioni dall’Italia sono cresciute del 5 percento. Come ICE seguiremo il Salone Sirha di Lione, per la filiera Horeca, che a differenza di Sial è stato confermato, e manteniamo un forte rapporto di partenariato con le catene della gdo francese per promuovere i prodotti italiani”.
Il mercato dei surgelati ha un valore di 11 mld di euro (pari al 5 percento del fatturato dell’agroalimentare); il 60 percento passa attraverso il dettaglio, il 40 percento attraverso l’Horeca. “I surgelati – spiega Raimondo Lanza, trade analyst settore agroalimentare di ICE Parigi – sono molto presenti nelle abitudini dei francesi. Il 98 percento li acquista almeno una volta all’anno. C’è grande attenzione per l’innovazione di prodotto, il packaging sostenibile e i metodi di surgelazione. Il consumatore medio ricerca qualità, sono apprezzate le linee Bio e l’etichetta nutriscore sarà obbligatoria per legge da gennaio 2021. Un altro elemento importante è la marcata stagionalità, che non vale solo per i gelati. Per esempio, si registra un picco di acquisti di alimenti surgelati per le feste di fine anno e proprio per quel periodo vengono lanciati piatti pronti surgelati con ricette di chef stellati. Inoltre, alcune aziende stanno lanciando linee diverse per il pranzo, più leggere e ad alto impatto energetico, e per la cena, più proteiche”.
Nell’ambito dei surgelati, gli alimenti salati hanno un peso maggiore. Nel 2018, il 20 percento del fatturato dei surgelati in Francia era rappresentato dalla carne, seguita dal pesce (14 percento), verdure e antipasti (13 percento), patate (12 percento), pizza e piatti pronti (10 percento),
Per quanto riguarda i gelati, la Francia è il terzo produttore europeo. Si registra un incremento del consumo negli ultimi anni, con un picco nel 2018 (anno dei mondiali di calcio), per budget di 50 euro a famiglia.
“La distribuzione – sottolinea Lanza – avviene prevalentemente in iper, super e discount (60 percento fatturato), seguiti dal dettaglio specializzato (30 percento) e dall’online. La gdo è in calo dal 2010, mentre crescono gli specializzati che vantano un’offerta di qualità, ampio assortimento, seppure con prezzi mediamente più alti, e forte penetrazione nelle zone rurali. Gli specializzati, inoltre, sono più capaci di adattare l’offerta ai bisogni del momento. Si registra una crescita delle consegne a domicilio, soprattutto nelle zone rurali. Per trovare spazio sul mercato francese, la strada è quella di passare per le centrali d’acquisto, nel caso dei produttori molto strutturati, o per i grossisti, per quanto attiene le aziende più piccole”.
Per competere sul mercato francese le sfide da affrontare sono la domanda di qualità (che viene premiata con la disponibilità del consumatore di pagare un prezzo più alto), l’ecosostenibilità e il problema dello spazio per la conservazione domestica dei surgelati. “Va inoltre tenuta in conto – prosegue Lanza – la possibile concorrenza delle nuove tecnologie, capaci di allungare la shell life di prodotti freschi”.

L’effetto Covid
Ovviamente, in entrambi i Paesi si sono fatti sentire gli effetti del lockdown, che ha favorito le vendite dei surgelati.
“Nel Regno Unito – sottolinea Kelly – tra marzo 2019 e marzo 2020 si è registrato un aumento del 1,7 percento a valore e del 1,3 percento a volume, dovuto alla creazione di stock da parte delle famiglie, in previsione del lockdown. Pizza, patate, prodotti ittici e verdure sono le categorie cresciute maggiormente. Tra febbraio e marzo, c’è poi stato un incremento del 28 percento delle vendite di surgelati, con una maggiore spesa di oltre 100 mln di sterline. I consumatori britannici acquistato oltre 6,4 mld di prodotti surgelati. Secondo una ricerca Kantar, sono aumentate tutte le categorie, in particolare verdure, carne, prodotti avicoli, cibi salati, gelati, pasticceria surgelata”.
“In Francia il momento è difficile – precisa Lanza – ma le vendite di surgelati sono in crescita. Si è registrato il boom della spesa online e una modifica del modello di business dei principali attori del mercato. Le vendite di surgelati sono cresciute del 30 percento tra marzo e aprile, un andamento del tutto sovrapponibile a quello degli specializzati (+28 percento). Il surgelato è considerato un bene rifugio da stoccare, anche se nelle grandi città le abitazioni non hanno posto per grandi freezer. In questo periodo sono stati riscontrati grossi aumenti nelle consegne a domicilio (+80 percento) anche se gli stessi operatori hanno lamentato difficoltà nel gestire la logistica. Tra i surgelati, la categoria che è più cresciuta è la carne (+55 percento)”.

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